In quel
momento, la cenerentola di Belleville ha già cantato “La vie en
rose” e “Hymne à l'amour”, è ormai da tempo una diva
strapagata e richiesta in tutte le capitali occidentali. A soli
trentasei anni, già consumata da alcool e morfina, questo scricciolo
di donna custodisce sé una forza incredibile, una voce magnetica che
“ha sconvolto il mondo” come recita la targa sulla sua casa
parigina. Ha alle spalle una carriera sentimentale movimentata, è
un'ottima preda per i giornali scandalistici che hanno seguito ogni
sua conquista. Yves Montand, Paul Meurisse, Eddie Constantine, tra
gli altri. Non è un mistero che si sia generosamente concessa,
dilapidando non solo fortuna e salute. Cresciuta nei postriboli delle
cugine in Normandia e nella carovana circense del padre, la piccola
Edith Giovanna (sua madre, cabila, era nata in Italia) Gassion è
stata svezzata presto. Appena diciottenne, viene costretta a
prostituirsi per pagare la sepoltura della figlia morta precocemente
di meningite.
Quando
incontra il ciclista un po' dandy al Velodrome d'Hiver, Piaf è
reduce da un altro dei tanti lutti che hanno costellato la sua vita.
Dopo il suo pigmalione Louis Leplée, ucciso durante una rapina, è
il pugile Marcel Cerdan, suo grande amore, a morire in un incidente
aereo nel 1949. Con Gérardin, chiamato anche “Toto”, la cantante
vuole credere in un nuovo inizio. Nella sua prima lettera, il 15
novembre 1951, giura subito “amore eterno”. “Sarai l'unico”.
“Tutto comincia e finisce con te”. “Sono così felice di
appartenerti per sempre”. A un certo punto, come prova decisiva,
confessa di aver tolto dal suo appartamento la foto di Cerdan. La
nuova coppia è costretta a incontri clandestini. Gérardin è
sposato da quasi dieci anni. “Capisco il tuo tormento, mio chéri,
ma non saresti né il primo né l'unico a lasciare la moglie”.
Tra uno
spettacolo e l'altro, lontana per qualche giorno dal suo amante, Piaf
mette su carta, semplici fogli di un quaderno, un flusso ininterrotto
di parole, pensieri, sogni. Frasi lunghe e sconnesse, senza virgole,
con frequenti errori di ortografia, molti punti esclamativi, parole
sottolineate. “Je t'aime” ritorna continuamente, è addirittura
scritto con la “m” ripetuta sedici volte come ancora oggi usano
fare le adolescenti negli sms. La Môme,
in amore, è davvero una ragazzina.
Uno slancio
totale, assoluto. Durante ogni separazione, che sia in tournée a
Marsiglia o negli Stati Uniti, pretende a distanza conferme,
promesse, certezze. Piaf vive in una fusione di amorosi sensi. “Sei
nelle mia pelle”, scrive proprio come il titolo di una canzone che
interpreterà qualche anno dopo. Anche le allusioni alle furtive
notti passate in qualche albergo a ore, “Les Amants d'un jour”,
sono esplicite. “Ti bacerei dappertutto, ma proprio dappertutto”.
Non ha alcun pudore nel raccontare le sue fantasie erotiche su
Gérardin, soprannominato “amour bleu” per gli occhi azzurri.
Piaf parla delle sue “belle cosce” e del suo “bel sedere”.
“Nessun uomo mi ha presa come te”.
Un desiderio
che non prevede compromessi. “Tu me fais tourner la tête”,
Gérardin fa veramente girare la testa alla stella della canzone
francese. Le missive si fanno via via più pressanti. Non
basta il telefono. “Toto” riceve anche tre lettere al giorno. Se
non risponde, la cantante manda telegrammi a casa dei genitori di
lui. La moglie del ciclista, Bichette, lo ha fatto pedinare da un
detective, ha scoperto tutto e denunciato gli amanti per ricettazione
di beni. Messo alle strette, il campione sceglie di andare a vivere
con Piaf in un appartamento a Boulogne, vicino a Parigi. Dura poco.
La corrispondenza, oggi di proprietà del Musée des Lettres et des
Manuscrits, è purtroppo pubblicata a senso unico. Non conosciamo le
risposte del ciclista alle decine di epistole. Ma si percepisce
un'insofferenza crescente del destinatario per le intemperanze della
Môme, che replica: “Ti prometto
che smetterò di bere”. “Sarai tu a tenere tutti i conti”.
Nella
primavera 1952 Gérardin raggiunge la cantante a Lille, dove è in
concerto, per annunciarle che tornerà da Bichette. Piaf non crede
alla rottura. Continua a immaginare di comprare insieme a “Toto”
una casa “con belle lenzuola bianche”, di fare un figlio insieme
al suo amante. Paragona il ciclista al compianto padre, Louis
Gassion, “l'unica mia vera famiglia”. “Se Dio lo vorrà, sarai
tu a darmi tutto ciò che ho perso” scrive Piaf che ha
un'indistruttibile di fede da quando, ancora bambina, è stata
guarita da una grave cheratite dopo un pellegrinaggio. Nelle missive
d'amore la cantante cita le sue preghiere e confessa di aver acceso
un cero in una chiesa per propiziare la storia con Gérardin.
Tre mesi
dopo l'ultima dichiarazione d'amore, il 18 settembre 1952, Piaf manda
ai genitori di Gérardin un'ultima missiva dagli Stati Uniti.
Comincia così: “Quanto riceverai questa lettera, sarò sposata”.
Negli Stati Uniti, ha rivisto il cantante Jacques Pills colui che le
scriverà la famosa canzone “Je t'ai dans la peau”. Il discreto
matrimonio si celebra nella chiesa francese di New York. Piaf ritrova
così un compagno con cui condividere la sua arte, com'era già
accaduto in passato. La sua testimone di nozze è Marlene Dietrich.
E' l'attrice a regalarle un sobrio vestito da sposa. “Ti avevo
avvertito mille volte che mi avresti persa, ma non hai mai reagito -
scrive la cantante a Gérardin -. E' successo quel che doveva
accadere. A forza di stare accanto a una persona tenera, gentile e
piena di attenzione ci ho preso gusto e devo ammettere che ora amo
sinceramente Jacques!”. Qualche anno dopo, “Toto” rincasato
smette anche di gareggiare. Diventerà uno dei migliori allenatori
del ciclismo francese. La Môme
nel frattempo ha già divorziato da Pills. Nel suo caleidoscopio
sentimentale, tocca al ventiquattrenne "Milord" Georges
Moustaki. Per la cantante che si vantava di usare abiti di scena solo
neri “come un'uniforme” è l'inizio di un'altra passione, un
altro colore da indossare.