Anais Ginori (Roma, 1975). Giornalista, lavora a La Repubblica dal 1999

martedì 4 settembre 2012

Social Love

Vorrei disdire il mio abbonamento”. Si può incominciare una storia d'amore mandando per sbaglio una burocratica email a uno sconosciuto come accade ad Emmi e Leo che si scambiano messaggi via via più espliciti, dalla curiosità intellettuale all'attrazione fisica, costruendo una relazione solo attraverso la tastiera del computer, senza vedersi né toccarsi mai, ritrovandosi infine intrappolati nei sentimenti più classici, desiderio, gelosia, dipendenza. “Nella concezione dell’amore che ho io, la parte più grande di tutti gli amori è platonica” racconta Daniel Glattauer che ha pubblicato uno dei più famosi romanzi epistolari ai tempi delle email, “Le ho mai raccontato del vento del Nord”, oltre un milione di copie vendute in Germania, tradotto in trentasette paesi e seguito poi da “La settima onda”. “Nel mondo virtuale i sentimenti passionali crescono con facilità, perché la fantasia fa uno scherzo alla realtà e perché l’immaginazione è sufficiente per generare un’intimità. E’ questo quello che ho voluto illustrare nel mio romanzo” spiega ancora lo scrittore austriaco, che sta per pubblicare con Feltrinelli il nuovo “Per sempre tuo”. L'intervista a Glattauer, 52 anni, giornalista prima di scoprirsi romanziere, si svolge per email, così come suggerito dal suo agente.
Considerato il suo successo, può essere un esercizio compromettente.
E' molto pericoloso, ci vuole coraggio. Per quanto mi riguarda, farò tutto il possibile per rimanere molto concreto e controllare i miei sentimenti”.
Parliamo d'amore.
Parliamo della vita. Non si vive senza amare. E senza la speranza dell’amore non si sopravvive. La cosa bella dell’amore è che anche i desideri, i ricordi e le fantasie suscitano sentimenti amorosi; l’amore è chiaramente anche il concetto più labile del mondo. Quello che mi riscalda il cuore o mi fa sorridere internamente: già questo è amore”.
Sms, posta elettronica, social network. Un'autonarrazione dei nostri sentimenti che prima non esisteva.
Come scrittore romantico sono naturalmente felice che i sentimenti amorosi abbiano trovato una loro strada nella rete virtuale. Per iscritto ci si può 'annusare' molto bene. Si ha il coraggio di esternare le emozioni che di persona non si riuscirebbero a esprimere. Le parole scritte non impegnano e vivono di desideri e fantasia. Chi scrive liberamente si costruisce il suo proprio mondo. E questo è il terreno fertile per l'amore. Chi scrive dell'amore all'amore sopravvive”.
Il linguaggio è una pelle. Io strofino il mio linguaggio contro l’altro. E ‘come se avessi le parole al posto delle dita delle mani”. Roland Barthes.
Il mio modo di vedere il linguaggio, qui e oggi, è decisamente più spassionato. La lingua è uno strumento. Alcuni lo usano molto bene, altri meno. A volte non serve. Altre volte non basta. Ma molto più importante è il comportamento che precede il linguaggio. Se il comportamento funziona, allora lo strumento del linguaggio si piega bene all’utilizzo che vogliamo farne”.
Sempre Barthes diceva: “Sono innnamorato? Sì, finché sto aspettando”. E' impaziente?
Per me è tutto diverso. Il ritmo delle mie storie amorose è molto lento. O, più concretamente: io sto da 27 anni con la stessa donna. E i nostri ritmi sono stati sempre buoni ritmi. Che negli anni di gioventù si tenda ad avere storie più brevi – i cosiddetti one-night-stands – è normale, ed è sempre stato così anche ai miei tempi. Quando internet non esisteva”.
Provi a immaginare Emma Bovary o Anna Karenina ai tempi delle email. Impossibile?
La letteratura, come tutte le arti, è un ottimo termometro per misurare le caratteristiche di ogni epoca. Osservando la storia, possiamo dire che da sempre fasi di accelerazione si sono alternate a fasi di rallentamento. I nostri sono senza dubbio tempi veloci. Ma in psicologia e in psicoterapia sempre di più abbiamo a che fare con il 'burn out' e con altri fenomeni derivanti da una società ultrarapida e da queste discipline sta nascendo l’esigenza di rallentare il ritmo. Chissà che presto anche i giovani non ritrovino la voglia di prendere in mano romanzi come Anna Karenina o Madame Bovary”.
Quando scatta la voglia di passare oltre allo schermo?
I sentimenti premono per essere vissuti. Più forti sono i sentimenti, più forte sarà l’impulso a viverli nella vita reale. Ma cresce anche la paura di perdere l’illusione del “tutto”. Nel caso di Leo e Emmi il gioco dei sentimenti – il funambolismo vertiginoso sulle cime virtuali – ha riempito esattamente il tempo di due libri”.
Come definisce la fedeltà amorosa?
Non credo che fedeltà, infedeltà e tradimento debbano essere ridefiniti, proprio perché queste domande si pongono anche nel caso di una relazione virtuale. E’ la vecchia domanda su cosa sia il tradimento. E’ solo l’atto, o basta il pensiero? Il mio concetto del tradimento è molto semplice: essere fedeli vuol dire essere fedeli a se stessi. Tutto il resto sono regole del gioco interne alla coppia”.
Una email è più o meno innocente di un bacio?
Per me i baci e le belle parole romantiche appartengono alla stessa affascinante arte. Ho anche fatto dire al mio personaggio Leo: 'Scrivere è come baciare, ma senza labbra. Scrivere è baciare con la testa'. La colpa e l’innocenza sono per me concetti che non hanno nulla a che fare con l’amore. Quando si ama una persona si desidera tutto il bene per questa persona e si fa di tutto per assicurarglielo”.
Non le dispiace essere considerato solo un autore di “romance”?
Mi piace scrivere dei “grandi sentimenti”. Non sono uno scrittore intellettuale. Voglio percepire me stesso attraverso la scrittura. E voglio che i miei lettori e le mie lettrici si auto-percepiscano. Analogamente io come scrittore “percepisco” tutti i miei lettori”.
Esiste una tradizione di sottile ironia e sperimentazione linguistica tra gli scrittori austriaci, da Musil a Wittgenstein. Si è ispirato a qualcuno di loro?
La mia scrittura è istintiva e non studiata. Non ho romanzi di riferimento in testa e mentre scrivo non penso consapevolmente ad altra letteratura. Non mi ero mai chiesto se fossi un erede di Musil o di Wittgenstein. Mi sembrerebbe sinceramente un po’ pretenzioso pensarlo. Trovavo anche molto divertente che alcuni critici accostassero i miei romanzi per e-mail ai 'Dolori del giovane Werther'. Non ho pensato mezzo secondo a Goethe. Spero che mi venga perdonato”.
Quanto è possibile sublimare attraverso la scrittura?
Io credo che anche con le parole si possa piangere, abbracciare e gridare. Ho permesso a Leo e Emmi di fare tutto ciò, fin troppo. Tra l’altro ci sono state una settantina di trasposizioni teatrali dei miei romanzi, e sul palcoscenico ho visto spesso Leo e Emmi piangere e gridare con grande gestualità”.
In una relazione, ha più coraggio l'uomo o la donna?
Per me non c’è differenza fra uomo e donna. Vigliacco è chi se ne va. Coraggioso è chi resta. E’ da vigliacchi vivere le relazioni come consumazioni e levarsi di torno una volta saziati. E’ da coraggiosi restare, non spaventarsi di fronte agli ostacoli, prendre consapevolezza delle zone d’ombra di una relazione, tenere il Grande Tutto davanti agli occhi, la responsabilità delle nostre azioni, dei nostri sentimenti e della relazione in sé”.

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